IL PROGETTO Il disegno generale del verde è formale, semplice e ordinato, per dare una sensazione di rigore e benessere per chi vi lavora e per il visitatore. È un progetto multifunzionale: ogni zona è destinata a una precisa funzione. Il giardino pensile dell’auditorium, all’esterno della sala convegni, rappresenta una scenografia da godere dall’interno e luogo di sosta per dipendenti e ospiti. Vi è un filare di biancospini (Crataegus lavallei) tappezzato da un sottobosco formato da felci, carici ed erbacee perenni rustiche adatte al luogo e all’esposizione. Nella piazzetta pavimentata per la sosta, ciliegi da fiore (Prunus sunhirtella ‘Autumnalis’) hanno funzione ombreggiante. Di sfondo un’alta graminacea, Miscanthus sinensis, e una bordura mista di erbacee perenni rustiche formano come un prato fiorito spontaneo, che richiede bassa manutenzione e apporti idrici solo all’impianto. Un innovativo impianto sonoro diffonde musica di sottofondo e trasmette in diretta le relazioni che si svolgono all’interno dell’auditorium. Il cortile interno è formato da una scacchiera di frassini (Fraxinus excelsior) e da un sottobosco che funge da elemento pacciamante costituito da rustiche e ben adattabili essenze erbacee perenni e bulbose da sottobosco. Tutta la zona carrabile è in prato armato con elementi in calcestruzzo. Alcune zone di forte traffico veicolare sono pavimentate con l’innovativo calcestruzzo drenante (i.idro drain) elaborato da Italcementi. L’area d’ingresso assolve prettamente a una funzione estetica in segno di accoglienza. Per lasciare spazio all’architettura ed evidenziare la vela aggettante dell’ingresso, non si è voluto inserire alcun elemento tridimensionale: vi è un semplice tappeto erboso verde che permette all’edificio di risaltare nella sua interezza. Lo sfalcio erba è effettuato tramite mulching, lasciando in loco la parte di erba tagliata in porzioni assai ridotte che si decompone e apporta al terreno sostanza organica. In questo modo si ottiene anche un risparmio sul trasporto in discarica dei materiali di risulta. Seguono delle “gocce verdi” costituite da bassa Stipa tenuissima e altre erbacee perenni rustiche e bulbose che formano come un prato fiorito che concorre a dare un aspetto molto naturale. Le essenze scelte ben si adattano al clima locale, richiedono bassa manutenzione e pochissimo apporto idrico, solo per l’anno dell’impianto e per l’irrigazione di soccorso negli anni successivi. Le essenze erbacee perenni e graminacee sono piantate con telo pacciamante biodegradabile che diminuisce la
traspirazione del terreno e quindi i fabbisogni idrici e non permette la crescita delle erbe infestanti. Ciò implica una riduzione degli interventi manutentivi per la sarchiatura e i diserbi. L’area aSud è stato pensato per offrire un luogo accogliente: come zona di svago per i dipendenti, aula all’aperto per ricevimenti, eventi teatrali e musicali. Il primo elemento che caratterizza il giardino, su richiesta della committenza, sono i carpini (Carpinus betulus). Essenze autoctone e con un particolare rimando all’immaginario, alla tipica tradizione bergamasca dei roccoli; strutture architettoniche vegetali di straordinaria possenza, utilizzate per la cacciagione di uccelli. Queste piante, potate in forma, servivano per stendere le reti entro cui si impigliavano gli uccelli qui condotti dai richiami. Questa pratica, ora vietata, lascia queste costruzioni verdi come elemento che racconta una storia della terra bergamasca e del suo piatto tipico: polenta e osei. Si sono quindi proposte delle onde di carpino, potate a siepe, che hanno anche funzione di connessione dei vari giardini: dal retro del giardino d’ingresso giungono al giardino a Sud, per continuare nella parte Ovest. I carpini sono essenze che non subiscono danni con i tagli di potatura e sono molto ornamentali: il fogliame verde chiaro si tinge di giallo in autunno; in inverno le foglie secche rimangono attaccate alla pianta disegnando il paesaggio. Le onde di carpino definiscono un anfiteatro davanti alla scultura “Mutated Panels” ideata dall’architetto Richard Meier. Tale spazio diviene un interessante agorà, che ha la scultura come punto focale, con alle spalle una scenografia di bordura mista composta da erbe ornamentali ed erbacee perenni bianche e dai colori chiari, che fioriscono nelle diverse stagioni. Per ombreggiare la sosta ci sono degli alberelli di melo selvatico (Malus sylvestris), con alla base panchine in speciale calcestruzzo a elevata resistenza prodotto da Italcementi, Effix Design, dal disegno semplice e dalla linea leggera, movimentabili in base alle necessità. Tra le onde di carpino vi sono essenze arboree autoctone quali: Malus sylvestris, Crataegus monogyna, Prunus avium, Quercus robus, Acer campestre, essenze che formavano la vegetazione arborea tipica della pianura padana. La scultura di Richard Meier è ospitata su una piattaforma che sembra galleggiare sull’acqua, raggiungibile tramite pietre segnapassi dalle due aree laterali: uno stagno costruito con le tecniche della fitodepurazione con ghiaie e piante acquatiche, di forma rettangolare. La scultura si rispecchia nell’acqua in ogni sua parte. Il piano di calpestio attorno alla statua permette di avvicinarsi ai pannelli e camminare tra essi. E’ ricoperto dell’innovativo calcestruzzo TX Active di Italcementi, con speciali pannelli luminosi a led (backlighting) posti a pavimento. Lo stagno rappresenta, oltre che un elemento architettonico per la valorizzazione della scultura, anche un elemento che incrementa la biodiversità creando un ecosistema ricco di flora e fauna acquatica.
Le onde di carpino individuano inoltre la zona agricola a frutteto, verso Sud, nella quale meli, peri antichi e lamponi tradizionali, sono stati messi a dimora in file parallele alle siepi. Si sono scelte varietà tipiche della terra bergamasca e del Nord Italia: a titolo di esempio, per le varietà di lamponi si è scelto Albenza e Rossana, per le mele: Pom del doss, Pom diaoi, Pom fera, Pom giardi, Pom mieli, Pom pipi, Regina delle renette, Pom salam, Pom stela, Pomela de gaaren, Ostana, Palmandor; per le pere: Pir Böter, Piröla, Erda-Lönga. Quindi la parte agricola, oltre ad avere una valenza ornamentale, ha un significato produttivo e di conservazione di varietà ormai in via di estinzione (bio-diversità e conservazione del seme). Per la realizzazione del frutteto si è richiesto la collaborazione di un’importante realtà associativa a livello internazionale: Slow Food, che si è occupata della scelta varietale e si occupa della gestione del frutteto. La frutta raccolta viene trasformata in conserve e stick di frutta essiccata da distribuire nelle scuole. Per assicurare l’impollinazione sono state poste delle arnie nel frutteto, dalle quali si ricava miele locale, grazie anche alla presenza del prato fiorito. Nel frutteto e tra le onde di carpino è stato seminato del prato fiorito: sementi di fiori selvatici di prato e di campo, reperiti nel loro habitat naturale e riprodotti nell’Azienda Agraria dell’Universitaria di Udine (Seme Nostrum), quindi non importati dall’estero. Si tratta di specie presenti prevalentemente nella fascia planiziale nel Nord Italia. Ogni miscuglio è preparato su misura in base alle esigenze e alla localizzazione del prato. L’ampia zona a prato fiorito riduce i fabbisogni idrici e manutentivi, rappresenta un habitat adatto alla fauna ed è elemento di biodiversità Nella zona a Ovest si trova la zona agricola a seminativo, con varietà antiche di mais bergamasco ormai in via di estinzione (Rostrato di Rovetta e Spinato di Gandino). Il seminativo è gestito dall’Unità di Ricerca Nazionale per la MaiscolturaCRA–MAC che si trova proprio di fronte al terreno. Ha lo scopo di far conoscere e diffondere la coltivazione di varietà antiche e tradizionali di mais per la produzione di farina per polenta. Tulle le coltivazioni rispettano i protocolli dell’agricoltura biologica. È stato scelto un sistema innovativo di irrigazione che prevede un nuovissimo sensore a pioggia per ottimizzare i tempi irrigui, speciali irrigatori progettati per migliorare il risparmio idrico e un sistema remoto di controllo e gestione della centralina elettrica. Ogni zona coperta con bordo misto di graminacee ed erbacee perenni, il frutteto e le essenze arboree sono irrigate con irrigazione a goccia che rende efficiente il sistema di irrigazione, non disperdendo acqua in eccesso. Il tappeto erboso è irrigato per aspersione, mentre il prato fiorito non è irrigato.
La realizzazione delle opere di giardinaggio è stata affidata a una cooperativa sociale che si occupa di reinserimento lavorativo di persone in difficoltà. LA STORIA DEL CAMPO i.land Il tutto è partito ricordando di aver letto un articolo riguardo a una realizzazione in un campus universitario in Cina: il giardino è diventato una risaia, grazie all’idea di un noto architetto del paesaggio cinese. Da qui una serie di rimandi: dalla richiesta della committenza dove la parola principale era: l’eco-sostenibilità, alla sfida nel riproporre antichi valori, un altro modo di vivere e concepire le risorse in questo periodo di profonda crisi globale, alla sensibilizzazione sul tema della terra e del prendersi cura di essa, al richiamo dell’Expo di Milano 2015: “nutrire il pianeta”. Sicuramente poter pensare al Campo i.land come a un’area che sia un segno, che porti un messaggio forte, che indichi un cambio di rotta…. proporre uno spazio con caratteristiche agricole, con un seminativo di mais dove era precedentemente coltivato su questi terreni, al quale si ridà un’identità culturale, poteva essere un sogno! Il paesaggio agrario diviene parte dell’ambito urbanizzato a complemento di un esemplare edificio progettato da uno dei più famosi architetti al mondo. Tanto più che proprio di fronte a i.land, attraversando la strada provinciale,il paesaggio è agrario. La scelta del seminativo, facilitata dalla vicinanza con l’Unità di Ricerca Nazionale per la Maiscoltura CRA–MAC, implicava un problema di tipo ornamentale: nel periodo invernale il terreno rimane nudo. Si è proposto di affiancarlo a un ampio frutteto, meli e peri dai fiori bianchi, colore che si rifà al rigoroso bianco degli edifici dell’architetto Meier, allevati a fusetto, dove il disegno dei filari diviene un inconfondibile disegno del paesaggio. Così l’idea, lanciata quasi per provocazione, con una lieve e sottile speranza, è stata con entusiasmo accolta, e da qui si è amplificata ed è diventato sempre più realtà, grazie anche all’associazione locale di Slow Food, che nella semplicità di un campo coltivato ha la forte convinzione di ritrovare nella terra le radici dell’uomo. Così l’agricoltura si fa paesaggio: si torna alle origini del paesaggio italiano, che era un paesaggio agrario. Ciò che è stato ritorna e si rinnova, ma trova una nuova dignità, un più alto e significativo ideale, di conservazione della nostra terra, la Terra Madre. Il Campo i.land, oltre ad avere una valenza ornamentale, ha un significato produttivo e di conservazione di varietà ormai in via di estinzione e rappresenta un innovativo esempio di intervento paesaggistico nel quale agli aspetti ornamentali tipici delle aree industriali si é affiancata una vera attività agricola particolarmente attenta alla tradizione, alla territorialità, all’ecosostenibilità e alla sostenibilità alimentare.
L’edificio di Richard Meier e il Campo i.land rappresentano le due facce di Italcementi: azienda leader nella ricerca avanzata sui materiali da costruzione e contemporaneamente attenta alla tradizione, ai valori del passato, al rispetto dell’ambiente e alla sostenibilità ambientale.
Piante utilizzate GIARDINO DELL’AUDITORIUM
Progettazione: Lucia Nusiner e Maurizio Vegini – Studio GPT Progettazione illuminotecnica: Maurizio Quargnale Consulenza e realizzazione seminativo con varietà antiche mais bergamasco:
Unità di Ricerca Nazionale per la Maiscoltura Cra – Mac
Consulenza per la realizzazione del frutteto: Slow Food – Condotta di Bergamo ITALCEMENTI GROUP SU INTERNET:e www.italcementi.it Italcementi Media Relations Tel.(+ 39) 035.396.977 ufficiostampa@italcementi.it
RANJAN P. MALHOTRA, M.D., F.A.C.S. Clinical Instructor of Ophthalmology Washington University School of Medicine St. Louis, Missouri Primary Office Address: Secondary Office Address: 965 Mattox Drive Primary Surgical Address : St. Louis Eye Surgery and Laser Center Date of Birth: Place of Birth: EDUCATION: Fellowship 1999 – 2000 Cornea, Refractive Su